Le sembianze di questo oggetto abbandonato sul terreno sono quelle di un osso umano, forse un’anca di donna che, affaticata, si lascia andare.
Ma in quella che sembra la sua rinuncia, lascia una testimonianza solida, vittoriosa, come le proprie ossa: “Se non sono ciò che ho costruito, le gioie o i fallimenti, o i melodrammi, allora chi sono? Semplicemente, io SONO. Appartengo alla vita, agli esseri viventi!”